Bias della valvola? No cognitivo!!!

Anche questo sarà l’ennesimo articolo rivolto alla rieducazione musicale più che alla promozione di nuove tecnologie applicate alla chitarra, visto il disinteresse galoppante verso lo studio di uno strumento. Di certo da quando il genere TRAP ha fatto la sua comparsa, dove non c’è necessità di musicisti per costruire il brano, né di cantanti preparati (autotune), né di essere grandi ermeneutici per la stesura del testo, l’abisso si  è fatto sempre più profondo! L’arte non ha nulla di politicamente corretto e soprattutto lasciamola fare a chi ha avuto la benedizione direttamente da ‘lassù’… 

Nello scenario culturale decadente, si somma una convinzione (bias cognitivo) per cui il ‘made in China’, significhi: ‘risparmio’. Sono validi i prodotti che costruiscono? Da dove viene questa capacità produttiva a costo zero? Dobbiamo fare un distinguo, se il brand è un’azienda occidentale lì delocalizzata la risposta è affermativa. Se invece il prodotto, frutto dell’intero ciclo del valore, è cinese, i marchi si contano sulle dita di una mano. Ma come mai riescono solo loro ad avere un costo del lavoro così basso? I fattori sono molteplici tra cui: una pianificazione statale degli asset commerciali dove il privato è coadiuvato dallo stato (spesso recriminato dopo l’ingresso nel WTO), stabilità politica (non votano…), sfruttamento di risorse umane ridotte in schiavitù (internati politici), valorizzazione dell’istruzione, grande voglia di lavorare, assenza di un culto religioso improntato sulla trascendenza ma più su norme comportamentali (confucianesimo), una spiccata inattitudine all’osservanza delle norme extra territoriali. Entrando nello specifico del settore musicale, vorrei denunciare come da diversi anni, alcune piattaforme di e-commerce cinesi vendono fake, a danno di importanti costruttori americani come: Gibson, Music Man, Alembic, Seymour Duncan, Ernie Ball ecc. Eccone un esempio nelle foto seguenti:

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Il sito in questione è Ali Express. Il cliente lamenta la non autenticità del pick up Seymour Duncan; il fornitore con assoluta tranquillità afferma di aver venduto un falso. Di fronte a questo atteggiamento spocchioso che è un modus operandi e vivendi direi per la cultura cinese, c’è da chiedersi cosa possiamo fare per difenderci. Probabilmente ritornare ad amare la propria patria, a discernere tra l’affarismo e il commercio, pretendere etica da parte di tutti gli attori in scena..

Il dramma dell’esterofilia…..

Vorrei far seguito al precedente articolo dove esprimo una personale considerazione sul rapporto dei musicisti e dei liutai contestualizzato all’andamento sociale e soprattutto economico, scrivendone uno riguardo il mercato della chitarra elettrica. Intendendo come ‘personale’ però, una valutazione che si basa su dati analitici e poco emozionali nella veste di chitarrista più che di liutaio. In Italia abbiamo poca memoria storica e un deprimente primato; essere in cima alla classificazione europea per analfabetismo funzionale. Appare quindi necessaria una rieducazione della maggioranza degli italiani nell’interfacciarsi al mondo passato e presente per poter affrontare più scientemente il futuro! Detto in soldoni: “se vuoi realizzare un buon piatto, devi partire da una buona materia prima”! Questa introduzione di carattere antropologico è necessaria per comprendere l’evoluzione del mercato degli ultimi venti anni.

La chitarra elettrica è stata inventata negli Stati Uniti, ha avuto i giapponesi come hub di produzione di massa di alta qualità, gli europei come sviluppatori di alcuni brand rinomati e non. Nei paesi asiatici come: Korea, Malesia, Indonesia, Taiwan una produzione qualitativa di secondo livello e la Cina come produttore di terzo livello (entry level). Nel tempo proprio quest’ultimi grazie alla delocalizzazione hanno acquisito il ora come per produrre strumenti, di buona a volte ottima fattura, a prezzi decisamente bassi. L’analisi successiva è la seguente: il percorso di un musicista (fino a qualche tempo fa) aveva come naturale sbocco nello strumento di liuteria fatto ad hoc. Semplicemente perché, dopo aver acquistato numerosi strumenti con caratteristiche timbriche ma soprattutto ergonomiche diverse, propria  chitarra.

Anche chi usa compra una bicicletta da corsa la prende con il telaio in misura….

L’avvento del mercato online ha poi confuso ancor di più le menti. E’ inconcepibile acquistare una chitarra del valore oltre i 300,00 euro a scatola chiusa! Paradossale e questo lo affermo in veste di liutaio, gli innumerevoli FAKE cinesi in commercio, plagi di marchi americani prestigiosi, che ho riparato. Le regole non valgono per tutti….!!!!!!!!!

Detto ciò, i due fattori concorrenziali allo sfacelo sono i seguenti:

  1. ignoranza tecnica delle specifiche della chitarra
  2. sudditanza al marketing

In tutto ciò, vorrei spezzare una lancia all’italianità o meglio ad alcuni italiani (come avrebbe detto Indro Montanelli ); le chitarre più difficili da realizzare, le semiacustiche ovvero: un ibrido tra un violino, una acustica e un solid body, sono italiane. Benedetto , D’angelico e D’aquisto sono liutai italo americani che le hanno concepite e rese le più celebri al mondo! Ah dimenticavo, sono anche le più costose al mondo!!!!